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O MARONE DEL LIBANO
NOTE ANGIOGRAFICHE
MARONE (S.) -Pio solitario : si ritiro' ,verso la fine del IV secolo, sopra un monte in vicinanza della città di Ciro, per tutto dedicarsi al raccoglimento e alla meditazione. Ebbe per maestro nella vita spirituale S.Zebino, celebre in Oriente per la sua assiduità nella preghiera. Marone aveva una tenda fatta di pelli di capra, ma non vi entrava che di rado, e passava i giorni e le notti esposto alle intemperie. Il concetto di santità in cui era, lo fece innalzare al sacerdozio nel 405. Da questo momento ebbe molti discepoli, che distribuì in diversi monasteri, dove li visitava di frequente, recando loro consolazioni.
Dopo aver lungo tempo edificato i deserti della Siria, mori' nel 410 il 14 febbraio, giorno in cui la chiesa celebra la sua festa (vedi Bollandisti, 14 febbraio).
MARONITI.- Popoli del Medio Oriente, abitanti specialmente nel Libano e nella Siria.
I Maroniti sono lodati per l'ospitalità generosa, essendo l'agricoltura e il commercio la loro principale occupazione. Questo popolo fu cosi nominato dal V secolo dai monaci maroniti, che riconoscono per fondatore e padre il Santo Abate Marone, il cui culto difesero dalle altrui calunnie Teoderote, S. Giovanni Crisostomo , Benedetto XIV ed altri.
Esalto' la di lui (S.MARONE) virtù Teodoreto, suo contemporaneo; lo commendarono i padri del concilio di Calcedonia e S. Giovanni Cristostomo che pur visse al tempo di lui. Altrettanto dissero S. Basilio e S. Gerolamo. Nel monologio greco e nel martirologio e' annoverato fra i Santi, e della sua virtù e dei suoi miracoli scrisse padre Rosveido.
Benedetto XIV, nella lettera apostolica " Inter Coetera "del 28 settembre 1753, presso il suo bollario (tomo VI, pag. 131), dopo aver gravemente biasimato la condotta di Cirillo, patriarca dei greci-melchiti, per avere in odio dei maroniti tacciato di eresia S. Marone loro padre e lacerate le immagini di lui, conclude essere sempre stata intenzione della Sede Apostolica e sentenza di tutti gli uomini eruditi doversi attribuire a Marone gli onoro di Santo.
Anzi nel Bullarium de Propaganda Fide, appendix (tomo II, pag. 106), si legge il breve dello stesso Papa:(( Inclyta Maronitarum de ortodoxa fide )), emanato addi 12 agosto 1744, col quale concesse l'indulgenza perpetua in tutte le chiese dei maroniti nella festa di S. Marone abate, il 9 febbraio (D.V.:Giordani,ibidem, pag. 549 e seguenti).
L'ESISTENZA DELLE RELIQUIE A FOLIGNO
Domenica scorsa (26 ottobre 1952), solennità di Cristo Re , nella Basilica Cattedrale di Foligno, al posto della consueta celebrazione della Messa convettuale cantata, abbiamo assistito allo svolgimento di un solenne pontificale officiato da un vescovo libanese (S.E. Mons. Pietro Sfair) nella festosa liturgia siro-maronita.
Altri sacerdoti, nonche' la Schola Cantorum (appositamente venuta da Roma), erano della medesima nazionalita' del celebrante .
Sebbene i paludamenti indossati dal clero fossero quelli usati dai Latini, le cerimonie erano alquanto differenti. Anche la lingua usata dai celebranti non era quella parlata dai nostri sacerdoti di rito latino. Celebranti e cantori usavano la lingua liturgica, il siro-aramaico, ossia quella lingua parlata da Cristo per le vie della Palestina.
Ogni tanto un maronita spiegava ai fedeli qualche particolare della cerimonia assai lunga, basata principalmente sul canto. Dopo il fastoso rito ebbe luogo la solenne benedizione impartita dal Vescovo libanese con un insigne reliquia di un Santo venerato nella nostra Basilica Cattedrale.
San Marone - cosi si chiamava; il suo teschio si conserva rinchiuso in un prezioso reliquiario d'argento di fine fattura quattrocentesca -, vissuto nel V secolo, fu di nazionalità siro-libanese.
Abbandonato il mondo delle lusinghe, alle pompe, ai fasti di una vita mondana, San Marone si ritiro' in un eremitaggio e, aiutato da altri Santi asceti, fondo' in quel secolo, sul confine tra la Siria e il Libano, un importante cenobio.
Più tardi, dopo la morte del loro fondatore, i suoi seguaci si chiamarono Maroniti, in memoria del santo Eremita, oggi tanto venerato in quelle due Nazioni cristiane.
Orbene una domanda spontanea viene fatta dai folignati: (( Che c'entra Foligno con un Santo Libanese? )).
Giusta obiezione; ma, stando a quanto riporta il nostro grande scrittore di storia patria, Ludovico Jacobilli, e da quanto abbiamo appreso dallo stesso Vescovo libanese, siamo venuti a conoscenza che, verso il secolo xI, rispondendo all'appello del Pontefice per il riscatto del sepolcro di cristo, anche da Foligno parti' un folto gruppo di crociati e tra questi, tra i nobili, si notava un certo Michele degli Atti, conte di Uppello, il quale ebbe modo di attraversare le contrade siro-libanese e di venerare le reliquie di San Marone, abate bobacense.
Di ritorno dalla crociata ( la prima, del 1096), il conte Michele porto' con se il teschio del Santo e, siccome era feudatario anche di Sassovivo, dono' l'insigne reliquia- trafugata o donata, noi non lo sappiamo - a quei monaci Benedettini, residenti nel famoso Cenobio folignate.
Più tardi, verso il secolo XIII, il sacro teschio venne donato da un abate di Sassovivo alla parroccha di Volperino, allora sotto la giurisdizione di Sassovivi, e, in omaggio al nuovo Santo, i Volperinesi proclamarono San Marone loro principale patrono.
Il nome Marone venne deturpato in Mauro: difatti, sotto questo ultimo nome, gli abitanti di Volperino venerano il loro patrono di origine siro-libanese.
Nel 1516, Luca Cybo, vescovo di Foligno, trasporto' il sacro teschio nella nostra Basilica Cattedrale, dove tuttora si venera nella cappella delle Reliquie, sita sotto il baldacchino della Confessione.
L'insigne reliquia e' custodita in un prezioso reliquiario d'argento di fine fattura quattrocentesca (attribuito all'orafo "il Roscetto" , di Foligno, discepolo di Emilio Orfini, cesellatore, orafo e zecchiero fulginate del secolo XV) e raffigura il mezzo busto del Santo, dall'aspetto giovanile, con una corona di capelli e rivestito di una dalmatica arabescata con fiocchi.
Domenica scorsa (26 ottobre 1952) la colonia maronita di Roma, con alla testa il proprio Vescovo che ha celebrata il fastoso rito, ha voluto rendere pio omaggio al grande connazionale siro-libanese recandosi nella nostra città per venerare la preziosa reliquia del proprio Patrono, da quasi mille anni gelosamente custodita e venerata nella Diocesi folignate.
Gli ospiti sono stati fatti segno a vive dimostrazioni di simpatia e cordialità e, nel ripartire alla volta della Capitale, hanno tenuto a dimostrare la gratitudine per le accoglienze ricevute.
il giornale degli studi maroniti(ENGLISH)
NOTIZIE TRATTE DALLA "GAZZETTA DI FOLIGNO" DEL 1 NOVEMBRE 1952, PRIMA PAGINA.