Volperino

La storia

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LA NASCITA

Volperino

DALL'OBLIO ALLA STORIA

Durante lavori agricoli, nel territorio della frazione di Volperino, in località "La Sala", sono emersi alcuni frammenti di bucchero grigio che appartengono a due diverse coppe. Molto probabilmente le ceramiche potevano essere state deposte in una tomba, come corredo per il defunto. Il recupero di questi elementi permette pertanto di documentare la presenza di un piccolo insediamento già nel IV-III sec. a.C. anche a Volperino, ai limiti del territorio dei plestini che abitavano l'altopiano di Volperino e le zone circostanti. Il paese è a Sud del monte Cupigliolo a quota 830 ma secondo la tradizione sarebbe stato ubicato verso l'attuale cimitero, dove esistono resti di case. Esso venne distrutto per cause ignote ma risorse nella località detta Fonte di Stregne, per essere poi nuovamente abbattuto da scosse telluriche e ricostruito nell'attuale sito. La posizione geografica, la fertilità dei terreni, l'estensione boschiva, la presenza i vasti prati ad alta quota ha favorito lo stanziamento umano. Dal primo Medio Evo la zona venne scelta dai Benedettini di Sassovivo per un loro insediamento. Ne 1096 il conte Michele di Upello, dopo aver partecipato alla prima Crociata, riportò in patria la reliquia di un Santo Abate, Marone e la donò alla famosa Abbazia Benedettina di Sassovivo, la quale a sua volta, nel' ottavo secolo la lascio alla chiesa parrocchiale di Volperino. La chiesa di San Mauro (Marone) è citata nella Bolla di Innocenzo II del 1138, in cui viene localizzata ai limiti dei confini del Vescovado di Foligno come "CRUCEM SANCTI MAURI". E' la prima volta che si nomina San Maroto o San Mauro questo è il titolo della chiesa principale e parrocchiale di Volperino, che dipendeva dall'Abate di Sassovivo. Con la nascita del Comune, la località entrò nella giurisdizione civile della città di Foligno, di qui l'obbligo a provvedere 2"baiuli" al comune. Nel 1467 Volperino entrò in liti con Serrone per ragioni di confine di proprietà, una delle tante controversie che si sono succedute nel tempo. Nel 1490 il Vescovo Luca Cibo decise di dare maggiore dignità al Teschi di San Marone sottraendolo ai Volperinesi e facendolo porre tra le sacre reliquie della Cattedrale. L'interesse di alcuni nobili folignati per questo paese risulta anche dalla notizia di Ludovico Iacobilli che asserisce che Francesco Iacobilli costruì un palazzo in Volperino altre a quelli edificati in Foligno. Mentre la città di Foligno fece sorgere castelli nel territorio per esigenze politiche e di difesa, l'abbazia di Sassovivo, da cui dipendeva Volperino, non aveva bisogno di fortificazioni in questo luogo, quindi il paese rimase Villa aperta fino ai nostri giorni. Nel 1646 lo storico Iacobilli elenca Volperino nei villaggi del territorio e della Diocesi di Foligno con 46 "FUOCHI" (famiglie) e 210 anime, cosi pure farà Bragazzi nel 1858, senza però ragguaglirci sul numero degli abitanti. Nel Cabreo della Cappella di Santa Maria di Loreto di Volperino, datato 1842, risultano ancora numerose le proprietà dell'Abbazia di Sassovivo confinanti con i beni della parrocchia di San Mauro. Sempre a questa data figurano tra i possessori di beni agrari anche alcune famiglie nobili di Foligno, come quella di Barugi Girolamo di Degregori Brandolice, di Orfini Alessandro. Nel 1860, con il decreto Pepoli, vengono incamerati tutti i beni ecclesiastici e religiosi dallo Stato Italiano, ne consegue che la proprietà dell'Abbazia di Santa Croce di Sassovivo dovettero essere confiscati, tanto che nel 1934, tr5a i beni parrocchiali non risulterà più che questo abbiano come confine le proprietà di Sassovivo. Nel 1891 la confraternita del Santissimo Sacramento in Volperino era trascritta nell'elenco esistente al Comune di Foligno con la relativa rendita di £ 1133. Volperino è con Roviglieto e Scopoli, il paese che compie annualmente l'antica processione al santuario della Madonna di Rasiglia. La data di inizio del pellegrinaggio di questo paese insieme a Cupigliolo è attestata, da un ex voto del 20 Maggio 1865 donato per ottenere la pioggia. Da allora la cerimonia si ripete tutti gli anni nella seconda domenica del mese di Giugno.

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 Volperino

NEL TEMPO

 VOLPERINO IERI

Nei primi anni del secolo il paese era abitato da agricoltori e traversari, operai che salivano ai boschi per tagliare le querce e ridurre in traverse per linee ferrate.

L’operazione avveniva sul posto in quanto facilitava il trasporto a valle delle traverse. L’attività durò fino al 1935, probabilmente a causa del completo disboscamento delle querce. Una fonte di ricchezza era costituita anche dalle numerose mandrie condotte al pascolo al mattino e lasciate libere sui piani fino a sera quando erano ricondotte nei ripari.

Le greggi erano guardate a turno da un proprietario che sorvegliava anche le pecore di altre quatto o cinque famiglie. I pascoli di proprietà di queste famiglie erano tenuti sotto controllo, affinché i contadini non invadessero le loro proprietà. L’antico pozzo e l’abbeveratoio a quota 1004, con il toponimo "Monte del Pozzo" è illuminante sull’importanza che questo luogo ha rivestito in passato per la pastorizia, come pure il toponimo "Mandre", cioè mandrie.

Ai margini del territorio di Volperino passava la via della Spina, che da Plestia, (Colfiorito) transitando per Popola e Verchiano, conduceva a Spoleto.

La gente la chiama ancora "strada romana". Era una via per lo spostamento in inverno delle greggi verso la pianura romana caratterizzata da stagioni più miti per svernare.

La frazione isolata e fuori delle normali vie di comunicazione, raggiungibile dai paesi confinanti con ripide stradine, fu intorno agli anni Venti del secolo collegata con la nuova viabilità che dal Cifo ancora conduce a Popola.

Durante il periodo fascista troviamo la scuola elementare, le terre nei dintorni vengono disboscate, lavorate e seminate, si impiantano vigneti, numerosi sono gli animali delle stalle e al pascolo (bovini, suini, ovini).

Volperino pianse i suoi caduti della guerra del 1915-1918, ricordati nel 1927 con una lapide sulla piazzetta.

Nella seconda Guerra Mondiale la

zona fu rastrellata più volte dai tedeschi a causa di partigiani rifugiati sui monti, ma a fine guerra non si contavano morti ad eccezione di un solo paesano deceduto in Grecia.

Negli anni 50 iniziò l’esodo dei giovani, che lasciò il paese senza forze e in mano agli anziani.

Della passata realtà sociale ed economica attualmente non c’è più traccia: né pascoli né semine, una sola stalla, con pochi animali, una scuola è ormai chiusa, rimane solo la "Comunanza" un beneficio importante per chi è rimasto, che può usufruire di legna per il riscaldamento durante il gelido inverno.

La Comunità Montana tutela macchie di cerro, querce, carpine e pochi frassini. Prodotti naturali (noccioline, tartufi, funghi) tutta a carattere stagionale, integrano i pasti dei paesani, che ormai sono costretti a rifornirsi nei supermercati di Foligno, perché in paese non vi è più il vecchio negozio di alimentari.

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 Volperino

LA GUERRA

I nostri caduti

 

Vicenda vissuta e scritta dal volperinese Dicarlo Paolo (1943)

 

Laggiù in Egeo paese d'oltre mare

dopo 4 anni di lotta colleata

in armonia coi cari camerati

finche' un giorno tutto si rabbuio'

ma l'otto a sera fu l'ora decisiva

che con gli amici si divento' nemici

dopo una lotta feroce e sanguinosa

la sorte avversa cosi' ci destino'

 

In prigionia ci trovammo fra amici

condotti a forza dal feroce nemico

con pane e acqua senza luce e senz'aria

questo e' il destino del prigioniero

mentre si attentano i liberatori inglesi

i giorni passano tristi e pur veloci

ognuno pensa ai suoi cari lontano

chissà se un giorno forse vi rivedrò

 

Da mesi e mesi rinchiusi in questa cella

dove si vede solo che celo e terra

e una speranza in fondo a tutti i cuori

che i traditori forse dovrà paga'

sotto un cielo rigido di neve

parte la colonna militare

ogni prigioniero sospira lieve

il ritornello al dolce focolare

 

Viene l'inverno e quanto e' triste

sotto questa prigionia

e lontan da mamma mia

più divampa questo cuor

mamma in questa Bosnia mia fatale

quanta nostalgia fa il prigioniero

forse senza te faro' il Natale

solo in questa terra di straniero

 

Sento una preghiera in questo giorno

quella che dicevi sempre tu

prega mamma mia per il mio ritorno

e da te non mi allontano più

Italia bella quanto pesa questa croce

se ti giunge la mia voce

e il singhiozzo del mio cuore

Italia bella quanto pesa questa croce

 

 

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  Pagina a cura di grazie a La Citta` Invisibile