Basilica di San Francesco


I lavori per la costruzione della Basilica di S. Francesco ebbero inizio nel 1228, a soli due anni di distanza dalla morte del Santo.

Il luogo che veniva allora chiamato "Colle dell'inferno", perchè vi erano eseguite le sentenze capitali dei malfattori, prese il nome di "Colle del Paradiso" per il fatto che avrebbe custodito nei secoli i resti mortali di San Francesco.
Non si sa con precisione chi ne fu l'architetto: probabilmente il Ministro Generale dell'Ordine, Frate Elia di Bombarone.
La riconosciuta e volitiva energia di Frate Elia, l'entusiasmo delle maestranze e la partecipazione attiva del popolo assisano, resero possibile il completamento della Chiesa inferiore in soli due anni.
Il 25 maggio 1230 vi fu infatti traslata la salma del Santo, dalla sua provvisoria sepoltura nella Chiesa di S. Giorgio. 
La celerità con cui i lavori vennero condotti, suscita la nostra meraviglia; dubitiamo che si possa far oggi altrettanto, sebbene forniti di mezzi tecnici più avanzati. 
La pietra bianco-rosato del Subasio, con cui è stata costruita la Chiesa, crea un effetto cromatico particolare e di notevole valore pittorico. 
La pianta della Chiesa è a doppio "T" (il "Thau", così caro a Francesco perchè simboleggia la Croce). 
 
 
 

I cicli pittorici

All'interno della Basilica esiste un vero e proprio tesoro rappresentato dalle numerose testimonianze artistiche che pittori di interesse mondiale hanno lasciato nelle due chiese.
Cimabue è presente dal 1277: le sue opere sono nell'abside, nella volta ed in altre parti della Basilica Superiore e in quella Inferiore con una pregevole Madonna con Bambino.
Giotto operò qui tra la fine del Duecento e i primi trenta anni del secolo successivo portando a termine le bellissime e famose 28 tavole della Basilica Superiore (sulla base della Leggenda di San Bonaventura) ed altri particolari in quella Inferiore (Cappella della Maddalena).
Simone Martini lavorò tra il 1318 e il 1339 nella Cappella di San Martino e nella parte destra del Transetto della Chiesa Inferiore.
Anche Pietro Lorenzetti appone il proprio timbro nella prima metà del Trecento nella parte sinistra del Transetto della Chiesa Inferiore.
Naturalmente tutti questi "grandi" furono coadiuvati nella esecuzione dai propri discepoli.
Altri artisti minori hanno operato in varie epoche per l'arricchimento del tempio.